La grande filosofa tedesca Hannah Arendt ha parlato della banalità del male, la stessa che emerge in questi sei racconti, sebbene non trasposta nella grandezza tragica della Storia, ma nelle storie piccole del nostro vivere quotidiano, con personaggi grotteschi e tragicomici. Ci sono i poveri di spirito, le zitelle avvilite dalla routine delle catene familiari, la giovane scrittrice pronta a tutto per il successo, il ragazzo innamorato e disilluso, i carcerati che vivono con l'unico scopo della vendetta, la ragazza drogata che, sperando di avvalersi della forza cinica di un killer di professione a supporto della propria fragilità, lo scopre ancor più debole di lei. Per tutti c'è un finale di delitti, messi nel conto ordinario di vite banali, paradossalmente possibili e perfino inevitabili.