"Blu oltremare" di Tommaso Zaramella più che un romanzo è un racconto lungo, che pare anche una sceneggiatura cinematografica: un intreccio di simboli e immagini, nel quale la dimensione del viaggio inteso come superamento di confini fisici e interiori assume una valenza portante e lo spazio della narrazione si conchiude quasi esclusivamente in un aereo. Attraversare l'Oceano Atlantico, andare dall'altra parte del mondo, diventa per Silvie e Andrés l'occasione per raccontarsi, come solo tra sconosciuti si può, originando confessioni a specchio imbastite di polaroid che si combinano in un caleidoscopio di memorie e proiezioni. Sullo sfondo le vite degli altri, dei molteplici personaggi che si susseguono nel racconto, osservati da vetri opachi e combinati come pedine di una scacchiera.