07/07/2020
Di marcellorovani
1 stelle su 5
Ennesimo parto dell’inesauribile genio letterario - storico - tecnico di Aldo Riccardi, altro inutile album di fotografie, molte note fino all’ovvietà, altre del pari inutili usate per riempire in qualche modo il libro (contate le immagini della 640 e dell’ALn 668 e ve ne renderete conto) che dovrebbero essere cucite dal filo della narrazione costituita, invece, da un mero e inutile copia - incolla di documenti provenienti da archivi pubblici presentati senza alcuna logica né commento esplicativo e, di consguenza, inutilizzabili dal normale lettore. Il che prova come l’autore, collezionista di fotografie, cartoline e quant’altro ma non Archivista, si limiti a proporre quel che trova in giro senza alcun discernimento circa l’importanza o meno dei singoli reperti, come già dimostrò lo scritto del prof. ing. Mario Boddi pubblicato sulla Rivista “Strade Ferrate, n. 11, giugno 1982, pagg. 40 ÷ 46. Una delle “fonti di ispirazione” di questo nuovo libro è il testo di A. Cordara “Ricordo quel binario”, Calosci, 1985 (cartolina pag. 15 Cardara, pag. 75 Riccardi; pag. 16 e pag. 76, stampata in modo speculare, giusto per offrire solo due esempi tra le diecine possibili) insieme a vari album editi dalle Compagnie preesistenti alle F.S. e delle stesse F.S., ristampati più volte fino ai giorni nostri, da cui sono stati copiati i figurini pubblicati, per esempio, alle pagg. 12,13,14 e molte altre. Il tutto, sia chiaro, nel pieno rispetto della legge sul diritto d’autore, trattandosi di materiale di dominio pubblico, il che non conferisce, tuttavia, valore culturale aggiunto alla loro copia pedissequa. Il volume ha un formato fuori standard che costringe l’acquirente a riporlo di piatto anziché di costa; sapendolo realizzare, occorrerebbe un grande libro piuttosto che un libro grande, ma tant’é. Buona la carta e la stampa (purtroppo monocromatica, nonostante il costo del libro). Circa la rilegatura, la copia da noi esaminata presenta una grave fenditura alle pagine 112/113 e una più leggera tra 144 e 145 che ne richiederebbero una nuova, con ulteriore spesa di almeno venti euro. Il libro è di proprietà di un bibliofilo che l’ha trattato con estrema cura e l’ha aperto soltanto una dozzina di volte.