Bilanciamento del bianco, la prima opera poetica in lingua italiana di Oana Pughineanu-Oricci, è uno strappo sui processi che generano i flussi del linguaggio ordinario, una plusvalenza sulla lingua, che qui non è lingua madre. La parola è scarnificata, ossuta, prosciugata. E la poesia che prende forma divide il tempo tra Essere ed esistere, riconoscendo attori e significanti e sconfinando talvolta nella prosa. L'autrice attraversa i terreni dissestati della malattia e della sofferenza come l'esule incolume e già in salvo. La raccolta ruota infatti attorno all'idea secondo la quale nei momenti di emergenza, durante le grandi manifestazioni di dissociazione fisica e psichica, avere una sorta di programma può diventare una stampella, un nido mentale, un rifugio per la sopravvivenza.