Da pensatrice radicale, essenziale, Sunaura Taylor, artista, attivista per i diritti dei disabili e degli animali, affronta in questa sua opera, smontandole, le diverse maschere della normalità. Di ciò che si può definire abilismo. Di una visione antropocentrica del mondo. Di una visione patriarcale e razzista che attraversa le nostre società che definiamo civili. «Gli animali sono la carne», questo pensiero affiorato nell'infanzia la guida e orienta la sua vita. Nella pervicace ostinata ricerca di un'appartenenza comune, tra animali umani e animali non umani; tra disabili e persone normodotate. Come se le coercitive dicotomie occidentali, pensate per esercitare un dominio, fossero di volta in volta annullate, disincastrate, sciolte, rese inconsistenti. Non per approdare a un'uguaglianza omologante, ma per sfociare in un rapporto profondo e vivificante, in cui uguaglianza e differenza mantengano la loro reciproca e indissolubile conflittualità, complementarietà, senza che l'una prevalga sull'altra. Gli animali siamo noi, tutti noi. Dobbiamo sciogliere le catene che li (ci) imprigionano. La cura diviene così una forma di interdipendenza, di etica liberatrice.