Don Papà, come lo chiama Donatino, il figlio e voce narrante del romanzo, è cozzaro, contrabbandiere, corista, teatrante, uno della razza dei ddritti, nato e cresciuto nel quartiere Tamburi di Taranto, dove è quasi un eroe per le sue gesta. A gettarlo nello sconforto sarà un'ingiunzione di sfratto, che lo porterà a fare a pezzi la casa in cui è sempre vissuto nel tempo di una notte frenetica, con l'aiuto del figlio, prima di compiere il suo ultimo capolavoro, un suicidio esemplare come estrema sfida verso i potenti e riaffermazione della vita fin dentro la morte. La scrittura nervosa e visionaria di Cristaldi si fa voce della rabbia e dello spirito di rivolta che riempiono le pagine di questo romanzo su Taranto, su come eravamo e su cosa siamo diventati sotto il cielo velenoso di questa città. Introduzione di Teresa De Sio.