Dopo Cecco del Caravaggio, Spadarino e Ribera, GIANNI PAPI conclude con BARTOLOMEO MANFREDI il ciclo monografico sulla cosiddetta "schola" del Caravaggio (secondo la classificazione del biografo Giulio Mancini).
Il testo di Papi segna una nuova e diversa prospettiva analitica perché ridefinisce e ridimensiona punti di riferimento troppo a lungo dati per scontati: primi fra tutti l'eccessivo accostamento al Caravaggio (in passato si è spesso parlato di Manfredi come di un mero imitatore del Merisi) e la cosiddetta 'manfrediana methodus', termine fin troppo abusato che deve essere riportato entro più stretti confini, soprattutto dopo la scoperta della stagione romana di Ribera, che ha destabilizzato tutti gli equilibri del panorama artistico del secondo e del terzo decennio del Seicento.
Il lavoro di Gianni Papi - la prima monografia completa sul pittore pubblicata in Italia - restituisce a Manfredi una fisionomia più aderente alla realtà e al suo specifico, pur all'interno di un percorso spesso problematico e non sempre agevole poiché prende l'avvio da un unico sicuro sostegno cronologico: quello relativo all'esecuzione dello Sdegno di Marte (Chicago, The Art Institute of Chicago), tra la primavera e l'autunno del 1613.
Il volume propone un corpus di sessanta opere ritenute autografe e contiene un secondo saggio (che segue quello di ricostruzione dell'attività di Manfredi) sulla cosiddetta cerchia manfrediana, argomento altamente problematico che viene sottoposto ad un'aggiornata disamina attributiva.