Rebecca Shaw ha 13 anni, le scarpe di tela e una felpa bianca col cappuccio. In vacanza con i genitori, scompare nel corso di una passeggiata nella brughiera inglese. È inverno e fa freddo, si sta per festeggiare l’ultimo dell’anno. Il piccolo paese si mobilita subito: sommozzatori, elicotteri, volontari che setacciano ogni luogo. Ci sono tanti burroni nella zona, casolari abbandonati, bacini idrici: può essere successo di tutto. Si susseguono le conferenze stampa, le dichiarazioni della polizia, dei vicini, le nottate di attesa, reti televisive e microfoni ovunque. Rebecca non si trova.
Da lì in avanti c’è solo tempo che scorre: di Rebecca si parla sempre, ma sempre un po’ di meno, le telecamere si spengono, i curiosi si allontanano. I giorni riprendono a scorrere in una normalità sempre meno apparente e sempre più reale.
È il tempo il vero protagonista di Bacino 13 che conosce una suspence fatta di vita vissuta, e per questo resa terribilmente nuova, provocatoria e originale.
Il paese vive, una miriade di personaggi, storie quotidiane, umanità semplici. Ogni tanto si nomina la piccola Rebecca, si immagina che aspetto avrebbe, ormai cresciuta, e poi si torna alla propria vita. Il ricordo sbiadisce.
Gli occhi di Jon McGregor captano ogni momento, ne fanno sospensione, lo nutrono come se fosse il centro del racconto e poi passano oltre. Attraverso i bacini, le aule di scuola, le botteghe, i silenzi delle case. C’è chi si ama, chi si lascia, alcuni nascono, alcuni muoiono, alcuni stanno lì, appesi alla vita, aspettando. Passano gli anni, apparentemente tutti uguali, come gli incipit dei capitoli "Alla mezzanotte del volgere dell'anno…"
Chi legge rimane spiazzato, scorre le pagine alla ricerca di un ormeggio, ma naufraga, dolcemente, in un mare di parole, di storie fatte di un incontro, una frase, un niente. Tutto è circolare, pacato, una routine impassibile che crea un inconscio senso di inquietudine. E solo quando il lettore riesce ad abbandonare l’idea di un punto di svolta, una rivelazione del racconto, si rende conto, sbalordito, che il racconto è proprio quello, e lui c’è immerso dentro.
È la vita che Jon McGregor ricrea, moderno demiurgo che forgia un mondo di essere umani e si diverte a vederli muovere, tirandone i fili con l’ironia di chi può interrompere tutto quando vuole, quando il gioco per lui è finito. Bacino 13 è un’esperienza di lettura straordinaria, una costruzione narrativa di grandissimo coraggio, che solo uno scrittore solido e consapevole dei suoi strumenti poteva affrontare.
Recensione di Francesca Cingoli