«Il poema "Autopsia (reiterata)" si presta a letture poliedriche. È certamente presente nei versi una intensità spirituale, ma al tempo stesso rintracciamo anche un impulsologico e rigoroso, per quanto qui la logica si mostri per lo più in paradossi-rompicapo, che si spingono talvolta a prendere le sembianze del Kôan, ricongiungendosi così alla chiave mistica apparentemente opposta. Questa scrittura si basa sul frammento, su brevi enunciati in versi, spesso contraddittori fra loro, che organizzano la loro riflessione indistintamente sul paradosso, sulla tautologia o sul sillogismo. Ogni passaggio infatti, seppure apparentemente tranchant, è in realtà pensato per essere interpretato in vari modi: tutti possibili, tutti inclusi, senza che alcuna lettura possa essere considerata sbagliata o inaccettabile. Nonostante la natura sentenziosa, più che degli aforismi, questo poema assume le sembianze dei proverbi: perché non esistono verità dall'alto qui, né giudizio morale o di valore, né tantomeno massime univoche.» (dalla postfazione di Alessandro Pertosa)