Nel 1645 Calderón de la Barca metteva in scena El Gran Theatro del Mundo; metafora del contrasto tra essere e apparire, potere e impotenza, realtà e finzione dove la vita è spettacolo e il teatro è il mondo. Una metafora dell'età barocca che, distaccatasi dal manierismo di fine Cinquecento, oppone alla severità del protestantesimo la dolcezza e la sregolatezza del cuore e dei sentimenti. Gioca con il movimento, con i contrasti di luce e ombra, con la decorazione, con il virtuosismo delle linee e la ricchezza delle volute. È un'arte che vuole impressionare, che regala l'illusione dell'illimitatezza ma al contempo teme la caducità e rende sontuosa anche la morte. L'arte contemporanea, come il Barocco, fa dell'ibridazione un must fondamentale di attraversamento dei linguaggi creativi e della libertà formale. È l'arte dell'eterogeneità massimale, delle torsioni interne e dell'iper-sessualità, della mostruosità del male e della proliferazione dell'ornamento, della seduzione e della teatralizzazione. La mostra Artifici contemporanei e difformità barocche si propone, attraverso il lavoro di ventuno artisti contemporanei internazionali, di indagare le linee di confine e di osmosi con il linguaggio barocco inteso non solo come esagerazione e illusione ma come capacità di invenzione, elaborazione dell'immaginazione, attraversamento ed esaurimento deliberato di tutte le possibilità fino a sfiorare l'autoironia.