Il verbo che dà il titolo alla pubblicazione, da solo, rappresenta la sintesi di un'intera condizione: Armidiè, rimediare ovvero non la soluzione ottimale, ma il superamento dell'ostacolo di volta in volta, di giorno in giorno. Siamo negli anni '50, primi '60 del sottoproletariato urbano, quando la povertà livella lo stile di vita delle famiglie, mentre il dialetto non è solo una forma di linguaggio, spesso l'unica conosciuta dagli adulti, ma un modo di essere e di vivere che in italiano non sarebbe stato possibile esprimere. Le "storie di vita" costituiscono un reportage che affonda nei ricordi di una bambina, quindi, con un tocco di genuinità inedito per questo genere letterario, e consentono di cogliere valori, modelli, obiettivi che caratterizzavano la vita di una generazione che ha avuto e ha un peso sulla costruzione della società attuale. Figure di uomini e donne, di bambini piccoli adulti, nel passaggio da un immobilismo secolare ai nuovi simboli del progresso. Nella lettura e nel confronto con i propri ricordi e le proprie esperienze, anche diverse, il lettore potrà ritrovare tratti della propria identità...