Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, una coraggiosa pattuglia di artisti e amministratori maturò il convincimento che, al pari delle industrie e dei commerci, l'arte e il turismo avrebbero potuto dare un'innovativa impronta alla provincia di Varese. La città capoluogo per qualche anno fece bene il suo dovere, realizzando premi e mostre di grande prestigio, ma ad onore del vero ben presto fu la Valcuvia a mettersi alla testa di questo movimento. Un premio letterario, un concorso cinematografico, mostre di pittura, stagioni teatrali, iniziative di accoglienza turistica... e poi la straordinaria idea di radunare in Arcumeggia i più famosi pittori italiani, a ciascuno dei quali sarebbero stata affidata una facciata in antica pietra per realizzarvi un affresco. Forse, come si suole dire, erano altri tempi, costellati di fatica e povertà, di entusiasmo e generosità, ma da un giorno all'altro Arcumeggia, un piccolo borgo annidato tra boschi e colline, che ancora non possedeva neppure una strada degna di questo nome, divenne la meta in cui i più grandi pittori avrebbero ricercato la purezza del loro giovanile sogno artistico.