Nel secondo dopoguerra, in Europa, il binomio tra ricostruzione edilizia e politiche per l'abitazione di massa rappresenta l'opportunità per portare a compimento i processi di industrializzazione della costruzione. In Italia, invece, il cantiere tradizionale è politicamente trasformato in un importante bacino occupazionale e l'industrializzazione delle costruzioni, rimasta nelle mani dell'iniziativa privata di progettisti e imprese, è anacronisticamente rimandata, rimanendo un processo incompiuto. Tuttavia, a Milano, in prossimità della "enclave" della grande industria, prende forma una vivace sperimentazione che, in controtendenza alla generale rinuncia all'industrializzazione della costruzione per la Ricostruzione del Paese, si avvia nei primissimi anni dopo la guerra, animando un fervente dibattito, e si concretizza nei primi anni Sessanta con la realizzazione, da parte dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Milano (IACPM), dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, sulla base dei modelli insediativi e tecnologici francesi. Alla distanza del tempo le "architetture industrializzate" milanesi rappresentano un contributo significativo alla cultura internazionale dell'industrializzazione edilizia e costituiscono un fragile patrimonio costruito che richiede conoscenze specifiche per la tutela e la valorizzazione. Il volume - inserito in una serie di pubblicazioni, edite nella presente collana, dedicate alla storia della costruzione industrializzata - ricostruisce le vicende delle "architetture industrializzate" per l'edilizia residenziale pubblica, tra il 1945 e il 1965, approfondendo le specificità architettoniche e tecnologiche dei principali sistemi costruttivi a partire da una puntuale indagine in archivi storici italiani e francesi.