Siamo consapevoli che celebrare certe vicende e certi uomini, specialmente di un teatro di guerra coloniale, si presta il fianco alla facile e prevedibile accusa di "nostalgismo" coloniale, se non peggio di "colonialista". Rispondiamo che non ha senso alcuno calare l'anticolonialismo dei nostri giorni in vicende accadute quasi ottant'anni fa. Si rischia di leggere quegli accadimenti con la lente deformante del pregiudizio e di continuare nel solco delle vulgate storiche tradizionalmente di comodo, che però ormai fanno acqua da tutte le parti. E così abbiamo raccontato, senza pastoie ideologiche o di fazione, di un aquilotto fanese, il sergente maggiore pilota Enzo Omiccioli, diventato per gli ascari "il diavolo bianco", che era solito lanciare il suo aereo in acrobatiche esibizioni anche quando affrontava i velivoli nemici. Era il suo modo scanzonato di cantare la giovinezza e... la guerra. Omiccioli era mille miglia lontano dall'essere un guerrafondaio, ma era un giovane che viveva in pieno la sua epoca e quindi intriso anche dei valori di quel tempo.