Dopo il successo delle "Storie dell'Appennino in trattoria", Augusta Zenzocchi, Alfonso Montanari e Veronica Balboni sono tornati per servirci un menù di racconti erotici à la carte. E noi, ben volentieri, siamo pronti ad assaggiare le loro portate di carnalità salace e piccante. Pietanze gustose, semplici, genuine, a chilometro zero ma soprattutto leggere, condite con ironia e un pizzico di nostalgia. Sullo sfondo troviamo monti dai nomi pagani: c'è Monte Venere - o di Venere, lo si permetta -, che evoca letterariamente l'omonimo delta in cui confluivano i racconti erotici di Anaîs Nin; ed ecco il Monte Adone, presidio di una virilità ancora decisamente ruspante, non problematica, per nulla incline ad ammorbidirsi - honni soit qui mal y pense - né a confondersi tra le spire fluide della modernità urbana. Tra Bologna e Firenze, in luoghi fino all'altro ieri isolati nel tempo e nello spazio, qui prende vita un decamerone di incontri e di amplessi riusciti o falliti, leciti e illeciti, poco importa. Quel che conta è la tradizione orale, che grazie alla sapienza degli autori giunge fino a noi e ci riconsegna una fotografia ingiallita di come si amava tra i boschi...