Antonio Russo è un giornalista freelance, inviato di Radio Radicale. Viene ritrovato cadavere all'alba del 16 ottobre del 2000 in Georgia, a decine di chilometri da Tblisi, nei pressi di una base militare russa, verso le montagne caucasiche. Ha voluto lui, ha voluto fortemente seguire sul posto le atrocità commesse in Cecenia dai russi, che esprimono con brutalità, annegandole del sangue, le istanza di indipendenza del popolo ceceno. Antonio muore torturato per aver scoperto troppo di quelle atrocità, e dell'uso di armi illegali da parte dei russi. The Observer il 12 novembre del 2000 dedica tutta una pagina al caso, titolando "Was reporter killed by Putin's secret service?", concludendo così il lungo articolo: "I don't think we'll never know the truth. It's all so murky" (Non credo che sapremo mai la verità. È tutto così torbido). L'articolo tratta anche del voto al Consiglio Economico e Sociale dell'ONU e di come, grazie al sacrificio di Antonio, due giorni dopo la morte, il 18 ottobre 2000 viene ribaltato il voto che vedeva la maggioranza degli stati membri favorevole alla richiesta di espulsione/sospensione per indegnità del Partito Radicale Transnazionale dallo Status Consultivo presso l'ECOSOC da parte della Federazione Russa, che adduce motivazioni surreali: i Radicali sostengono i terroristi ceceni, i Radicali ricevono finanziamenti dalle narcomafie internazionali, i Radicali promuovono campagne in favore della pedofilia. L'uccisione di Antonio Russo è un caso eclatante, almeno quanto quello di Ilaria Alpi, la giornalista della Rai uccisa in Somalia. Ma del caso Russo non si parla...