L'otto settembre del 1943 Alfredo ha 19 anni, Annarosa 17. La guerra di liberazione li unisce, diventano amici, si capiscono e si aiutano con grande senso di fiducia l'uno per l'altra. Entrambi sono dei "puri", come Orso, Severino Bianchet di Valmorel, comandante della Brigata Fulmine. La storia di tre ragazzi fra i tanti che la guerra, nell'autunno del '43, porterà tra le montagne del Veneto a combattere tra le fila dell'insurrezione partigiana. Non eroi, ma giovani spinti nelle loro azioni dal desiderio di restaurare giustizia e democrazia. Ed è proprio Giovanni Melanco - Alfredo - a ripercorrere il ricordo dei diciotto mesi trascorsi nelle brigate partigiane. Memorie che ripercorrono con fervore e leggerezza la guerra e la lotta per la liberazione, che si rivolgono a più generazioni per parlare anche al nostro presente perché, come scrive Mario Isnenghi nella prefazione: «Quanto più tetra e sanguinosa la cronaca, tanto più necessaria a garanzia e promessa di una normalità, dilazionata nel tempo, ma alla fine restaurata, e di un domani diverso. Diverso, certo, ma fedele a quell'oggi diventato nel frattempo un lontano e pur caro vivissimo ieri. Annarosa non muore».