Suddivisa in undici capitoli, la monografia indaga la produzione di Anna Maria Ortese attraverso percorsi in gran parte inediti, facendo luce sul paradigma primario della sua poetica: il nativo, più precisamente l'indiano americano che accompagna l'autrice fin dall'esordio, nel suo status precolombiano come nell'evoluzione attraverso i secoli. Lo studio rivaluta inoltre la portata rivoluzionaria della figura di Ortese, riposizionandola su un piano transnazionale e presentandola come una delle prime intellettuali italiane a riflettere su pratiche legate all'ecologia, all'identità in divenire e all'interculturalità, sistematicamente convogliate intorno al tema maggiore dell'alterità. L'otherness di Anna Maria Ortese dunque, il suo essere straniera dentro e fuori l'Italia, la sua dislocazione territoriale e fisica almeno quanto interiore, viene ora risemantizzata a partire dal suo archetipo fondante, dietro il quale si celano riferimenti volta per volta sorprendenti: uno su tutti, l'esempio massimo e risolutore di Cristo, che lo stesso indiano d'America non farà che richiamare.