Natura abhorret a vacuo. Secondo la filosofia aristotelica la natura rifugge il vuoto, muovendosi affinché gas e liquidi riempiano ogni spazio. Per gli atomisti, è il contrario: il vuoto non è semplicemente possibile, ma è reso necessario. Diventa il principio ontologico per l'esistenza degli enti. Il vuoto permea gli atomi, garantendone il movimento. In questo racconto il vuoto assume un valore bidimensionale: è la sospensione di un'anima in termini fisici e trascendenti. Il viaggio in aereo, condizione assoluta di sollevamento dei corpi, diventa presupposto per concedere anche all'anima di volare libera nel cielo. Cosa succederebbe se si abbracciasse il vuoto? Si attiverebbe l'energia creativa. Nel silenzio del vuoto si avrebbe la possibilità di ascoltare più nitidamente i pensieri, dando occasione alla voce critica di perdersi e ritrovarsi. Ci si ritroverebbe in verità archetipe, che appartengono alla nostra essenza, ma che abbiamo sommerso sotto i rumori affollati della quotidianità. Abbracciare il vuoto significa allontanare il pensiero logico e razionale, per fare spazio al flusso pindarico delle idee e delle emozioni, che, se lasciate libere di emergere, trovano lo spazio per farsi sentire, con la loro portata irruente. Il vuoto è condizione di potenzialità inesplorate. In questo racconto, lo spazio viene spiritualmente riempito. L'anima si abbandona, staccandosi quasi dalla materia del corpo, fugge dalla complessità del mondo immanente e si eleva fino ad avvicinarsi alla natura, per rimanerne romanticamente vinta dalla maestosa bellezza. L'occasione che si crea è la celebrazione della riscoperta di sé, nella pura essenza del proprio vissuto. Buon viaggio.