Il pittore dipinge per un bisogno di liberazione, cioè di non lasciare spazio alla relazione che l'immaginario ha con il reale. Angelomichele Risi nel corso di questi primi mesi del 2023 ha realizzato una serie di grandi tele che difficilmente possiamo iscrivere sia nell'ambito generico di una declinazione astratto-concreta, come teorizzava Lionello Venturi a proposito degli artisti inscritti nel Gruppo degli Otto, nei primi anni Cinquanta, sia nell'astrazione di matrice geometrica, tantomeno nell'indeterminata astrazione lirica. Nei dipinti realizzati di recente, una serie che abbiamo voluto definire "Opereduemilaventitre", Risi si lascia guidare dal cuore, da lunghe 'sincopi' determinate da stati emotivi; nulla di mentale, nulla di concettuale, nulla di astratto tantomeno di rimando referenziale: è il cuore, non l'occhio, a guidare l'epifania che, davanti ai suoi e ai nostri occhi, ritrova una sua esistenza.