Giacomo Puccini, Giuseppe "Beppino" della Gherardesca, Piero Antinori dunque al centro di una lunga storia di amicizia, che partendo dalle due Maremme toscane, tra una battuta al cignale e una tela alle folaghe, conduce poi per mano il lettore in giro per il mondo. Un viaggio tra le grandi capitali della vecchia Europa con lunghi soggiorni artistici in America del Sud e Stati Uniti, sulle tracce di un compositore di genio assoluto, a lungo svilito dalla critica coeva, e che tante e troppe biografie hanno sbrigativamente cristallizzato in una rassicurante e stereotipa immagine oleografica, aneddotica. Una personalità, quella di Puccini, invece molto più complessa di quanto si è comunemente portati a credere. Il libro di Sessa si muove alla riscoperta non del "vero Puccini", ma del Puccini più vicino al vero. Un'occasione per rivivere "in presa diretta", con la calligrafia nervosa, con la prosa sintetica e ricca di espressioni colorite e motti di spirito che contraddistinguono queste lettere inedite, i trionfi e i "fiaschi" (su tutti il clamoroso insuccesso della premiere di "Madama Butterfly" il 17 febbraio 1904 al Teatro alla Scala di Milano), le gioie e i dolori, gli amori e i dissapori familiari di un artista che con le sue opere impregnate di lirico sentimentalismo colpiva dritto al cuore il pubblico osannante. Lettere che raccontano delle sue ascese e delle sue cadute artistiche e umane. Un "romanzo" epistolare, che ha per protagonista il «guitto organista di Mutigliano» divenuto con infiniti, spossanti tormenti creativi il compositore più acclamato al mondo, che ha ben poco di romanzesco.