La monografia dedicata ad Andrea Mariconti traccia un primo significativo percorso antologico dell'artista lodigiano, dal 2007 al 2012. I temi prediletti dell'artista sono quelli del territorio e del paesaggio, nelle varie declinazioni delle metafisiche (campi desolati dove covoni si stagliano come sculture e la luce nebbiosa "mangia" la scena); dei boschi (dal titolo The strange house in the wood, un percorso "metaforico" nel bosco alla ricerca della propria identità);
dei paesaggi irlandesi e della Patagonia (in gran parte scogliere, dove il mare lotta con la terra per il proprio spazio vitale). Infine, i ritratti e le figure rappresentano, con la loro forte ieraticità, il legame con la memoria indelebile del passato.
In tutti i suoi lavori, Mariconti dialoga con la memoria e con il tempo soprattutto grazie all'uso di olio e cenere, elementi carichi di storia organica: non c'è spazio per il colore, ma è il grigio monocromo dei suoi materiali poveri a modellare il quadro. Come forme ottenute per impronta dalla materia più antica, quella polvere da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, i suoi lavori aspirano all'essenza e alla verità della pittura