Vengono raccolti in questo volume due saggi convergenti di Guido Morpurgo-Tagliabue (1907-1997). Il primo ("Aristotelismo e Barocco") è la riedizione di uno studio pubblicato negli anni '50 che costituisce una pietra miliare dell'interpretazione novecentesca del Barocco. In esso - libero dai pregiudizi illuministici, romantici, ed infine crociani, che hanno caratterizzato in passato la valutazione del Barocco - il Barocco, attraverso una lettura sistematica dei testi d'epoca, viene rivalutato in positivo quale tentativo d'originale risposta alla crisi dell'Umanesimo e del Rinascimento. La "mentalità barocca" viene così ricostruita scientificamente come in laboratorio, e osservata nei suoi concetti portanti (il concettismo, l'edonismo pedagogico, l'acutezza, ecc.), nelle sue tipiche realizzazioni (le forme d'arte e d'intrattenimento, il costume, i rapporti sociali, ecc.), nelle sue principali zone d'irradiazione (Italia, Spagna, Francia, Inghilterra). La riproposizione di questo studio fondamentale - oggi introvabile e che anche in passato ebbe circolazione limitata agli specialisti - è arricchita da un saggio attuale estremamente polemico ("Il Barocco e noi: Perché non siamo e come siamo barocchi"), nel quale l'autore, intervenendo nella voga odierna di considerare l'epoca contemporanea come un'età neobarocca, e prendendo le distanze da essa, sviluppa una critica lucida e succosissima delle manifestazioni emergenti nella contemporaneità. La presente introduzione all'universo della cultura barocca accompagna la pubblicazione, in questa stessa collana, della prima edizione italiana dell'opera che costituisce una delle massime espressioni del Barocco: "L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno" di Baltasar Gracián.