Dal teepee nella prateria alla "scuola per indiani" imposta dall'uomo bianco, Zitkala-Sa racconta in questa opera autobiografica il traumatico passaggio dal periodo felice dell'infanzia alle mille regole che vengono imposte a lei, giovane "selvaggia". La scuola missionaria non è l'avventura che Zitkala-Sa si aspettava: la scuola è severa, i suoi lunghi capelli sono tagliati corti e si parla solo inglese. Pur essendo un'esperienza molto amara, la giovane Zitkala-Sa sa bene che la educazione occidentale e le mille umiliazioni che comporta sono necessarie per combattere le ingiustizie dell'uomo bianco con le stesse armi. Il capitolo finale, Il problema degli Indiani d'America, è un vero e proprio appello che sostiene i diritti dei Nativi Americani e contiene una severa critica del sistema di gestione dell'Ufficio governativo degli Affari Indiani, attraverso burocrazia, corruzione e una tutela falsa e dannosa dell'Uomo Rosso. In "American Indian Stories" troviamo la Zitkala-Sa attivista per i diritti dei Nativi Americani, e la condanna di un razzismo crudele e persistente, ma anche, ai suoi occhi, incomprensibile e ridicolo.