Dopo "Follie di un savio", l'autore fa il suo ritorno con una poesia altrettanto dirompente. La sua è una poetica che parla vis a vis, un po' come il prezzo del riscatto che la poesia chiede alla vita. Quello di vagabondare nel disincanto, pur essendo consapevole che l'amarezza esistenziale sussiste e così sarà sempre. Cristallini mostra la sua verve poetica con umorismo, dolcezza, con l'amaro di un caffè che sembra venire degustato in riva al mare, sull'ultima spiaggia della vita per guardare il filo di un tramonto. Ma il suo è un tramonto che non vede il sole morire, anzi lo osserva rinascere proprio in quell'attimo finale, in quelle perle di amarezza, rubate al mare per farne lacrime del domani. Anzi, di quelle lacrime ne fa rime, dolci rime, esaustive, altalenanti, che però racchiudono un fermo ed empatico punto di vista.