Quando uscì "Il trono di legno", Pasolini ebbe a dire del conterraneo Sgorlon che aveva una sterminata capacità descrittiva, ma una vistosa incapacità d'invenzione di storie. Con questo romanzo inedito, scritto nel 2000, ma ambientato nel 1968, Sgorlon lo smentì. Qui l'intreccio è simile al" Codice da Vinci", con violinisti riportati in vita da infermiere innamorate, preti esorcisti, ricchi protettori di artisti e uomini d'affari che si muovono in una miriade di fatti inspiegabili in una cittadina della Franconia dove ha sede un'università antichissima. Dialoghi serrati, suggestioni di luoghi e sensitivi bizzarri accompagnano il lettore nel romanzo più sorprendente di un autore passato alla storia come scrittore di ambienti tradizionali.