Un mondo sempre più dominato dalla tecnica e dagli algoritmi fa leva e affidamento su nuove figure intellettuali - tecnici, scienziati, specialisti - che, come i chierici di un tempo, dispensano consigli all'umanità (quando non obblighi), sulla base dell'idea che la società sia comprensibile, organizzabile, e che dunque possa e debba essere plasmata dal loro sapere. Affidarsi alle narrazioni, a «un'intellettualizzazione delle azioni», significa essere del tutto impreparati a gestire l'ambiguità. Al contrario, come dice Nicolas Taleb, avremmo bisogno di «casualità, confusione, avventure, incertezza, scoperta di sé, eventi quasi traumatici, tutte quelle cose che rendono la vita degna di essere vissuta».