I maestri dell'architettura moderna nella Spagna degli anni '60 sono pochi, sicuramente Alejandro de la Sota è uno di questi. Nato in Galizia, ha studiato e insegnato alla Scuola di Madrid, come testimonia il riconoscimento ancora vivo nella cultura architettonica contemporanea: la sua figura di maestro è infatti riconosciuta da almeno tre generazioni di architetti iberici. Sota ci mostra un originale percorso di architetto: ad un primo periodo, negli anni Cinquanta, legato alla ricerca sulla materia, di cui ricordiamo la casa Arce e il Gobierno Civil di Tarragona, si contrappone l'indagine sulla leggerezza, inaugurata con le grandi strutture tecniche come le officine Tabsa o la centrale del latte Clesa, e che trova nel Gimnasio Maravillas di Madrid una delle sue massime espressioni. Negli anni successivi l'essenzialità dei grandi vuoti interni, in sintonia con il minimalismo delle soluzioni tecniche, è sperimentata nel collegio César Carlos, ma anche nei progetti per l'università di Siviglia, per l'urbanizzazione di Alcudia o per la sede dell'Aviaco. Il volume raccoglie le testimonianze di importanti architetti e critici spagnoli sull'opera dell'architetto madrileno, montate a formare un profilo che muove dall'edificio rappresentativo urbano, fino alla casa unifamiliare, passando attraverso i temi compositivi che maggiormente hanno caratterizzato il suo lavoro: materia, equilibrio, struttura e vuoto, ma anche materiali e dettagli.