Conosciuto da tempo come architetto e designer, negli ultimi vent'anni Alberto Salvati si è fatto notare anche come artista. Non stupiscono, tra le definizioni che gli sono state affibbiate, quelle di "antropologo poetico" nel mondo dell'infanzia, "archeologo di un linguaggio perduto" e, perfino, "patafisico". Definizioni che trovano ragione in un temperamento analitico e curioso ma pure ironico e vulcanico. All'impegno indefesso nella professione, Salvati ha infatti affiancato una propria personale ricerca artistica, condotta saltuariamente a partire dagli anni cinquanta del Novecento e in maniera continuativa dalla fine degli anni novanta, ossia da quando ha deciso di intraprendere un'originale esplorazione del mondo del disegno infantile, che lo ha condotto dapprima alla serie dei Frottages, poi alla serie dei Frammenti. Le definizioni sopra citate si riferiscono alla sua riappropriazione dei disegni dei bambini per manipolarli e trasformarli in opere nuove, i Frottages, come a quella vena di humour e non-sense che ha segnato certe sue invenzioni di oggetti, mobili e complementi d'arredo, sempre ispirate al disegno infantile nel trasgredire le le regole del design tradizionale.