Dedicata all'opera di uno dei protagonisti della scultura italiana contemporanea, forse l'ultimo erede lombardo della grande tradizione plastica che va da Medardo Rosso a Marino Marini, la monografia - a corredo della mostra di Bellinzona - ripercorre attraverso una selezione di sculture e un nucleo di disegni l'intero cammino espressivo dell'artista, mettendone in luce il rapporto con i maestri e documentando, in particolare, alcune stagioni della sua produzione meno note, ma di intenso fascino e rilevanza linguistica.
Medardo Rosso è un artista che Ghinzani ha amato fin dalla giovinezza, negli anni acerbi dell'accademia, colpito non da un'opera in particolare ma dalla sua idea di scultura e dal suo lavoro sulla materia, sulla superficie.
Alla lezione di Medardo, però, Ghinzani ha subito avvicinato quella di Giacometti. Dal grande artista elvetico, visto in un viaggio a Parigi nel 1963, l'artista lombardo non ha ripreso forme o motivi, ma piuttosto un modo di pensare e interpretare le cose. Un'analoga aspirazione all'essenzialità e all'essenza si ritrova anche nell'opera di Ghinzani, che è sempre un esercizio di sintesi e di spoliazione, un procedimento per via di levare, una ricerca dei minimi termini delle cose, anche se non giunge mai a un incorporeo minimalismo.