Infinite, si dice spesso ironicamente, sono le vie del Signore. Così, è potuto accadere e sta accadendo che l'interesse per la teologia si è ravvivato in questi anni, persino in Italia, per l'intervento delle donne, nella loro ricerca delle radici remote, nella cultura di tutti, della patologia sessista. Questo libro di Mary Daly, teologa e femminista americana, è un classico di questa ricerca. E, in un senso che si vuole nuovo, fuori da vecchi contesti e contro il "Dio-metodo", un'opera di teologia e di filosofia insieme: "Il mio obiettivo - scrive l'autrice - è dimostrare che la rivoluzione femminista, in quanto fedele alle proprie dinamiche essenziali, è una rivoluzione ontologica, spirituale, che punta al di là delle idolatrie di una società sessista e sprizza azione creativa nella e verso la trascendenza. L'evoluzione della donna comporta l'evoluzione di tutto il genere umano; ha completamente a che fare con la ricerca del significato e della realtà ultimi, che taluni chiamano Dio". È un libro irritante perché infrange esclusive non solo di sesso, ma di discipline e di competenze professionali. Perché parla ai competenti con autorità e ai non addetti ai lavori con semplicità e senza eufemismi. Perché parla e trova le sue fonti muovendo dall'esperienza delle donne, non senza rabbia. Ma parla a tutti gli individui oltre gli stereotipi delle culture e degli idiotismi di corte e di ghetto, puntando alla liberazione di tutti. Anche e non per ultimo, perché ci costringe a fare i conti con una cultura che un superficiale progressismo tipico degli ambienti colti, ci aveva convinto interamente superata, retaggio del passato e prerogativa di strani esseri umani che portano le sottane. Prefazione di Cristina Simonelli.