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AL CENTRO DEL MONDO




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Dettagli

Genere:Libro
Lingua: Italiano
Editore:

MONDADORI

Pubblicazione: 09/2020





Trama

Damiano Bacciardi vive con Nonna Adele, il nonno chiuso in un antico silenzio e Zio Vince, detto il Gorilla, a Villa la Croce, che nel borgo poco distante è stata ribattezzata "Villa dei Matti", lungo uno stradone che si muove nel cuore delle colline marchigiane. Il miele dei Bacciardi, "la manna", è celebre perché fa ingravidare le donne, così come è leggenda la quercia a cui si è impiccato il padre di Damiano e che è tornata a far foglie dopo dieci anni. Damiano è un ragazzo scosso da accessi violenti di malessere e segnato da una vitale ansietà: sente la natura, sente il volo delle rondini, il brusio delle api, il rotolio delle stagioni, e sa riconoscere la presenza del Demonio e il male degli uomini. Zio Vince trama per vendere la proprietà a gente che viene da lontano e Damiano se li immagina tutti con la faccia demonica di Trump che ha visto in televisione. Damiano sa di dover difendere Villa la Croce, di dover difendere la memoria della sua sgangherata famiglia e la bellezza talora limpida, talora mostruosa e selvatica, della natura in cui è cresciuto accompagnato da incubi, deliri e ventate di struggente dolcezza. Nonna Adele muore e la prospettiva di vendere si fa sempre più concreta: a quel punto Damiano obbedisce a un impulso sempre più convinto e quando, ultimi, arrivano "gli olandesi" e provano a farla da padroni, un disegno di riscatto si incide come la ramaglia di un albero, potente e severo, nella sua coscienza.




Recensione Libraio

“Sei case. Nove, con le tre abbandonate. Ma tutto il borgo era abbandonato. Giù in paese la chiamavano Villa dei Matti. «Lì da voi c’è qualcosa che non va» gli dicevano a scuola”.
I Bacciardi portano il male, dicono in paese, e il borgo di Villa la Croce viene indicato con timore e insofferenza, “Villa dei Matti”. Ci abita un ragazzino diciassettenne un po’ squilibrato, dopo che il padre è morto, impiccato a una quercia, e la madre se n’è andata.
Da quella notte, Damiano guarda i rami dell’albero con paura: la quercia sembra parlargli, raccontargli storie del Demonio.
La testa di Damiano è piena di ossessioni e allucinazioni, e la natura attorno a lui risuona di voci: quelle incessanti delle rondini e delle api, quelle minacciose delle ombre attorno a lui.
C’è nonna Adele a dare un poco di equilibrio al nipote, con la sua calma e la sua anziana saggezza, una fetta di crostata calda come cura per l’agitazione.
E c’è Zio Vince, sanguigno e volgare, il cappellino di Trump calcato sulla testa, che lo sprona, nel lavoro e nelle spacconate con gli amici.
Arnie a perdita d’occhio riempiono le giornate dei Bacciardi, che producono la manna, il Miele di Santa Maria delle Stelle, dalle vantate virtù afrodisiache.
In uno scenario selvaggio, sull’appennino marchigiano, la quotidianità si vive tra un santuario e un porcile, tra il vociare del mercato di Fematre e il silenzio dei campi: è un mondo contadino ancora primitivo, dove la fede impregna ogni cosa, anche le cortecce degli alberi, ed è costruita intorno a Maria e al Demonio. Gli uomini girano armati di accetta e con una doppietta in spalla, e ogni visitatore è visto con sospetto.

«Questo è il centro del mondo. Qui c’è la manna, ma c’è anche il Demonio.»
«...»
«Il Demonio tornerà sempre a Villa la Croce. Anche il Demonio vuole la manna.»
«Il Demonio è ghiotto...» disse Teo.


Per Damiano l’immobilità del suo mondo è la sua stabilità, la sua idea di felicità: nel borgo non deve cambiare nulla, e tutto deve essere per lui preservato uguale.
Così quando zio Vince accarezza l’idea di vendere casa, attività e terreno, per trasferirsi altrove, in Damiano scatta una ribellione cieca, contro il nemico che ha il volto del Cliente, e lo spirito dell’invasore.
Più a suo agio con le api che con gli uomini, Damiano stringe una strana amicizia con l’artista di strada Teo, che accoglie in casa in un crescendo di turbamento con Vince e con i lavoratori della zona.
In questa realtà rurale, la normalità solo in apparenza bucolica è costantemente minacciata, dalla diversità, dalla morte violenta, dai delinquenti, dai possibili compratori. Ma soprattutto dalle visioni di Damiano.
Alessio Torino crea un racconto fuori dal tempo, con uno stato di tensione narrativa permanente: in un mondo dove le persone profumano d’api, i vecchi siedono sotto i ciliegi, e i tronchi degli alberi rivelano volti, i dialoghi tra gli uomini sembrano quasi perdere la loro forza. Prevalgono i dialoghi, carichi di silenzio, con le forze della natura, con gli animali e la loro primordiale forza e verità. In questo grande mistero dove il mito della fertilità ha origini antiche, la contemplazione è sorella della violenza, e uomini e bestie vivono insieme contro ogni dissoluzione. Al centro del mondo è una storia di ribellione che sa essere potentemente selvaggia e lirica insieme, grazie a una narrazione immaginifica che sembra omaggiare la tradizione del grande romanzo rurale americano.

“Di fronte alla moltitudine di api eccitate – attaccate alle casette con la dedizione maniacale di quando sta per fiorire l’acacia – era come ritrovarsi al cospetto di una bestia feroce in gabbia, con la differenza che qui era l’essere feroce a decidere se stare dentro o fuori”.

Recensione di Francesca Cingoli









Altre Informazioni

ISBN:

9788804724667

Condizione: Nuovo
Collana: SCRITTORI ITALIANI E STRANIERI
Formato: Rilegato
Pagine Arabe: 264


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