""Ai confini della comprensione" è una formula, quasi uno slogan, che permette di denominare l'esperienza del pubblico cinematografico degli ultimi quindici anni di fronte a film che, con diverse modalità e a diversi gradi, non danno la possibilità di farsi un'idea chiara di ciò che raccontano. Si tratta di puzzle films, e cioè pellicole che pongono in primo piano l'estetica dell'enigma, mettendo in crisi gli automatismi della comprensione, e obbligando a riflettere su ciò che avviene nel corso della visione. Ai confini della comprensione c'è un territorio vasto, indefinito, perlopiù impraticabile: non tutti gli elementi, necessari o attesi, vengono offerti, e lo spettatore è costretto a muoversi alla ricerca di ciò che manca. Molto spesso questa ricerca va oltre i limiti del film, del genere, della narrazione stessa per giungere a cogliere la ratio estetica che ne regola forma e funzioni. Si può affermare che questi film, presupponendo uno stato di disorientamento e la conseguente ricerca di soluzioni possibili, impiegano le facoltà mentali del pubblico come risorse drammatiche: la comprensione richiede strategie mentali che aiutino a superare le difficoltà." (S. Ghislotti)