Il grande interesse sulle vicende della famiglia Agnelli, con la guerra ventennale per l'immensa eredità di Gianni e di Marella Agnelli, è legato alla scoperta di particolari inediti e incredibili legati al gigantesco patrimonio accumulato nel tempo e al numero di società nei paradisi fiscali creato dall'indiscusso sovrano della Famiglia: l'«Avvocato». Tutto sarebbe rimasto nascosto se la figlia Margherita non avesse fatto rispettare i propri diritti di legittima erede innescando una serie di battaglie giudiziarie che hanno portato a una guerra tra lei, la madre e il suo primogenito. Occultare le proprie ricchezze senza pagare le tasse: questo è l'insegnamento che Gianni ha appreso dal Nonno, il senatore Giovanni Agnelli. La sua figura viene delineata negli aspetti più rilevanti innanzitutto descrivendo i modi in cui si impossessò della Fiat portandola via ai soci-fondatori, al punto da finire sotto processo a Torino. Poi raccontando i metodi con cui su ordine del duce abbatteva gli ostacoli, come nel caso del senatore Frassati, cui portò via La Stampa. E infine: la prova che le fortune di Agnelli sono legate alla collusione col fascismo a partire dalle forniture belliche per le due guerre mondiali con la pretesa di farsi pagare in lingotti d'oro. Istruttive sono le «pagine nere» conservate agli atti del CLN e della Commissione per l'Epurazione che stabilì di espropriare Agnelli delle sue industrie e dei suoi beni. Mentre i memoriali inediti di Agnelli mostrano l'altra faccia del Senatore: non più tracotante, impunito e protetto da Mussolini, ma autore di compassionevoli implorazioni e di patetiche descrizioni del suo operato per far credere di non aver mai indossato la camicia nera, anzi di essere stato addirittura una sorta di «partigiano» col fazzoletto rosso al collo oltreché un generoso e disinteressato finanziatore della Resistenza.