Chi meglio di uno scrittore fallito in ottimi rapporti con l'alcol potrebbe accompagnarci in un'avventura letteraria fatta di giravolte degne di Bolaño e dello spirito praghese alla Ripellino? Basta vedere il "Programma, la "tavola dei contenuti", altrove detta Indice, per farsene un'idea "geografica" nel senso mentale Domizio Pertica, è uno scrittore fallito. Ci ha provato in tutti i modi, cambiando generi, stile, forme letterarie, ma non ce l'ha mai fatta. Ha saltabeccato da un editore all'altro, ha provato ad auto pubblicarsi, ha persino dato alle stampe un libro di pagine bianche, nella speranza di fare il botto con un'opera che non stancasse il lettore... I pochi lettori, disorientati, l'hanno abbandonato; gli editori si sono stancati di vederselo piombare in redazione con una bottiglia di vodka nella tasca della giacca e l'improperio in bocca; i critici hanno fatto a gara a chi riusciva a deriderlo meglio. Così, un giorno, di punto in bianco, Pertica decide di mollare tutto: secondo lui, l'Italia culturale non merita la sua arte. Un giorno, in un bar di dubbia fama, conosce Venus Diomede, una bionda mozzafiato praghese, approdata a Torino con Zappa, la sua merla indiana parlante, amante del vino boemo, se ne innamora e decide con lei di aprire un'agenzia investigativa... E i clienti? Ma i delinquenti in cerca di alibi, naturalmente.