"Luigi Pirandello: centocinquant'anni dalla nascita e tre diversi secoli da quel 1867 a questo 2017. E tutti - suoi ammiratori o detrattori - concordi nel rimarcare quanto le sue opere sappiano parlarci del tempo di allora come del nostro. Perché? Se si dovesse dire in una parola qual è il segreto della persistente attualità delle opere del drammaturgo agrigentino, si potrebbe usare il sostantivo follia. L'eterno tema della follia, elemento base - come la passione amorosa, la gelosia, il potere, l'invidia, la vendetta - di tutte le mitologie, di tutte le letterature. Nato in una terra violenta, procreatrice di passioni violente, Pirandello usa la follia come un'alternativa alle conseguenze del sentire violento, come estrema, ingegnosissima via di fuga. Non vi può essere uso della letteratura più rivoluzionario e moderno (non civile, ché a Pirandello interesserebbe poco). Posti di fronte all'obbligo della vendetta - quello che crea tempesta nell'animo dei tanti Amleto della realtà di ogni giorno - i personaggi di Pirandello lo aggirano, facendo ricorso alla pazzia, rifugiandosi in essa, trovando una provvidenziale uscita di sicurezza che la vulgata considererà perfettamente pirandelliana."