È raro, anche se può sembrare strano, che un colore porti il nome d'un pittore illustre. A proposito del blu, possiamo solo trovare il blu Nattier, il blu Majorelle o ancora il blu Tiffany. La cosa è intrigante perché si trovano invece anche altri artisti famosi che pure ne hanno saputo fare un uso meraviglioso. Quando ho scoperto nel suo studio milanese le tavole blu con minuti interventi di altri colori di qua e di là in questo spazio irreale che fanno parte di questo libro, ho capito che Adalberto Borioli non si accontenta di scegliere un blu: lo ha creato per questo progetto specifico. All'inizio non sembra straordinario, ma più si osserva, più si capisce che questo blu non potrebbe essere paragonato a nessun altro. È il risultato di una miscela studiata con cura, con lentezza, e che si rivela essere il blu che ha in mente il creatore. Se sappiamo scoprirlo, possiamo indovinare i pensieri dell'artista, la sua melanconia o la sua gioia, i momenti di nostalgia o i momenti di ricordi lontani. Questo blu è una trappola per lo spirito. È pienamente nostro, ma rimane un estraneo. Questo blu ambiguo è attraente. Lo chiamerò Blu Borioli. [dalla pref. di Gérard-Georges Lemaire]