L'acrobazia evocata dal titolo è sottesa in ogni componimento della silloge, mentre vediamo apparire sotto i nostri occhi prodigi e i nostri sogni vagabondi si distendono su un mare onnipresente. Anche le periferie, l'esser nati dal lato sbagliato della storia, si fanno avanti ed esigono il centro della scena. Sempre più cangiante, sempre più abitata da enigmi e sguardi in tralice. La poesia, dunque, diventa bussola per il viaggiatore che non si ritrova, che solo ripiegandosi su se stesso trova la mappa del suo itinerario emotivo. Il dubbio, l'inquietudine, il desiderio di un oltre e di un altrove attraggono l'artista come una scatola magica attrae il fanciullo con il suo caleidoscopio di immagini. Di qui il costante invito a non rimanere, a non perdersi, a seguire tracce e orme di una dimensione altra, più vera, più pura.