A pelo d'erba, cioè coltivando terra a terra le impronte del tempo, si possono ricostruire i risvolti popolareschi di quell'avventura di gente comune che, in parallelo al Risorgimento Nazionale, ha convogliato alcuni villaggi autonomi nella Città di Erba. Per un tale processo, maturato senza proclami ed eroi, non sembra il caso di scomodare le fanfare, anche per evitare agli erbesi, che non l'apprezzerebbero, l'etichetta di fanfaroni. Semmai a vivacizza-re il cammino hanno concorso le dispute di contrada e i pettegolezzi di cortile, dei quali è rimasta traccia in quei giacimenti del localismo che sono i giornali del tempo, gli atti amministrativi e tutto quanto è parso degno d'essere tramandato. È altrettanto noto che a pelo d'erba l'orizzonte appaia più ampio: ci sono in tante piccole notizie i germi dell'identità di gruppo ed è a questi disparati dettagli che si è rivolto, fiducioso, il sondaggio delle cronache. Ecco spiegate le ragioni di una ricognizione, la meno preordinata, tra giornali ed archivi in cerca di... chiacchere, quelle che oggi si spacciano per intercettazioni. Logicamente si è dovuto prefigurare un arco temporale che, recando dalle soglie della modernità offerte dalla Rivoluzione Francese al decollo della Repubblica Italiana che ha riconosciuto la Città di Erba, proiettasse sulle vicende locali anche il riverbero della storia.