Il libro non è una guida turistica, ma deve essere un libro di ricordi. Non ricordi personali, nel senso autobiografico, ma ricordi suscitati dalla città, dalle sue pietre, dalle sue luci, dalle sue architetture, dai monumenti, dagli angoli affollati, dagli scorci intravisti lungo le passeggiate che sono qui documentate. Fare il turista significava, fino al secolo XIX, andare in giro con un taccuino di appunti, che magari poteva divenire un album di viaggio come quello che fece in Marocco Eugenie Delacroix. Oggi abbiamo altri mezzi oltre agli acquerelli e alle matite, che permettono anche a chi non è pittore o disegnatore di fermare le immagini guardate con l'occhio della macchina fotografica. Con questo oggetto tra le mani si finisce di osservare tutto ciò che ci circonda cercando di trovare dovunque l'inquadratura giusta, il particolare accattivante, l'insieme entusiasmante.