Durante una notte passata al commissariato per aver fracassato una bottiglia di vino sulla testa di un immigrato, una ragazza indiana cerca di capire che cosa l'ha portata a quella rabbia, e in un anomalo flusso di coscienza ricostruisce la propria storia di giovane intellettuale filoccidentale, omosessuale e fuori da ogni schema, soprattutto fuori dallo schema del migrante in cerca di un futuro migliore. Straniera anche lei, si guadagna la vita come interprete con i richiedenti asilo politico, negli uffici periferici di Parigi. "A morte i poveri!", che prende il titolo da una poesia di Baudelaire, scritto in un francese raffinatissimo da una giovanissima poetessa di Calcutta, ha rivelato una delle scrittrici più interessanti di questa generazione. È la storia di una donna che poco a poco viene contaminata dalla violenza del mondo e che restituisce quella violenza al mondo violentando prima di tutto se stessa. Un romanzo nel quale si narrano senza retorica i tragitti e le traversate ma anche le menzogne, le falsità, il maschilismo, la brutalità degli uomini che oltrepassano le frontiere ed entrano dentro spazi nei quali non hanno diritto di entrare sperando di avere una vita migliore che invece si rivela non esserlo affatto.