«Ricordati di ritirarti nel campicello della tua interiorità, e soprattutto di non affannarti: sii sempre padrone di te stesso, agisci liberamente e guarda le cose da vero uomo, da essere umano, da cittadino, da creatura mortale.» Tra il clangore delle battaglie e le preoccupazioni della politica, Marco Aurelio, principe di uno dei più vasti e potenti imperi che la storia ricordi, così si rivolge alla propria anima, in un intimo colloquio che procede per aforismi e brevi paragrafi. La sua è una prosa limpida, schietta, di cui la brillante traduzione di Stella Sacchini restituisce intatta la modernità. Altrettanto moderna è la riflessione dell'imperatore-filosofo su temi come il valore del presente, il dovere, la libertà interiore, la felicità insita nell'accettazione di un disegno superiore e nell'agire per il bene comune. Un'opera originalissima, che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura occidentale, da Agostino a Petrarca a Rousseau, e che, pur non essendo originariamente destinata alla pubblicazione, ancora oggi invita con forza il lettore a «rivolgersi con cuore sincero al daimon che ha dentro di sé e averne cura e rispetto».