"C'era e non c'era" è l'inconfondibile incipit delle fiabe di tradizione armena, la porta d'ingresso per "mondi lunari che appaiono durante i tempi del sonno". In "A cavallo del vento" Sonya Orfalian racconta alcune tra le più belle favole della sua gente e il suo lieve narrare rende familiari demoni dalle molte teste, mucche fatate, principi e fanciulle bellissime appartenenti a un mondo remoto. Nate nella notte dei tempi e tramandate oralmente di generazione in generazione dagli "ashugh", rapsodi itineranti, queste storie sono componente fondamentale dell'immenso patrimonio culturale armeno, eredità preziosa di un popolo disperso che ha rischiato di essere annientato.