Nel settembre ancora tiepido dell'anno 1842 il viaggio di un giovane «cannarino», dal ducato di Modena al Lombardo-Veneto asburgico, viene fermato da un imprevisto intoppo burocratico alla dogana pontificia di un minuscolo paese sperduto tra le Valli del Burana, in quel lembo di pianura fra Po, Secchia, Reno e Panaro ancora indeciso se essere terra o acqua, ma dove acqua e terra si contendono, da sempre, il destino degli uomini. Sarà per lui l'occasione di incontrare nuove storie, strane e differenti; storie che non avranno mai posto nella Storia; vicende simili a molte altre, senza le quali la storia di molti di noi sarebbe stata forse diversa. O, semplicemente, non sarebbe stata. «"Forse" concluse tornando a guardarlo negli occhi "le tante acque e le tante vite che, inevitabilmente, rotolano fino a questa Valle per mescolarsi e nutrire gli stessi pesci, hanno costruito un luogo dove ogni dialetto ha la sua dignità, così come ogni mestiere e ogni idea. O forse, condividere la miseria aumenta la sopportazione dell'altro"».