Sono passati quasi vent'anni dalla strage di Duisburg. Era il 15 agosto del 2007 quando la città tedesca si risvegliò in un incubo: sei corpi straziati fuori da un ristorante, tutti calabresi della Locride. Una mattanza firmata 'ndrangheta e compiuta con incredibile spudoratezza in terra straniera. Perché è importante parlarne ancora oggi? Perché, come ricorda l'autore di questo libro Antonio Nicaso, «da quel sanguinoso evento in poi nessuno ha più potuto negare l'esistenza di questa organizzazione criminale che oggi è presente in quasi cinquanta Paesi del mondo». Colpì già allora «la determinazione e la professionalità degli assassini, il numero e l'età dei morti, il fatto che la strage sia stata compiuta a migliaia di chilometri di distanza da San Luca e la scoperta di un santino bruciato - indicatore inequivoco di una recente affiliazione rituale - trovato in tasca a uno dei giovani assassinati». La sfida della 'ndrangheta pareva inaudita. Ma non aveva previsto che gli investigatori e i magistrati italiani, con le loro indagini assai incisive, intercettazioni telefoniche ed ambientali, sarebbero risaliti in tempi brevi ed efficacemente a dare risposta immediata a tutti gli interrogativi che quella strage poneva. Così, alla fine, è stato possibile assicurare alla giustizia e condannare con sentenza definitiva della Cassazione tutti i responsabili di quella strage. Una vittoria dello Stato che fa bene ricordare e ripercorrere, in un resoconto esaustivo come quello di Nicaso, arricchito da un'intervista "storica" e sempre attuale al magistrato Nicola Gratteri.