La sfogliatella, regina della pasticceria partenopea, nell'immaginario collettivo risulta inventata da un certo Pasquale Pintauro che agli inizi dell'Ottocento aveva bottega in via Toledo. Parliamo naturalmente della sfogliatella riccia che, con quella sua strana forma triangolare a conchiglia, ricorda la femminilità più intima, quel "Monte di Venere" che solletica la mente con pruriginose allusioni di tipo erotico. Forma ereditata da un antico panetto triangolare presente nei culti orientali in onore di Cibele come simbolo della castità femminile sfociato poi in un erotismo sfrenato. Culto che ritroviamo in un antro oscuro della Neapolis greco-romana ai piedi della collina di Posillipo. Nei primi secoli dell'era cristiana il culto da Cibele passò a Priapo, dio della fecondità, e l'erotismo divenne quasi orgiastico. Ma dopo un lunghissimo letargo dovuto ai rigori del cristianesimo del Medioevo quel panetto fa la sua ricomparsa nelle cucine di alcuni conventi di monache di clausura del Seicento barocco sempre come dolce al femminile. Testimonianze storiche ci dicono anche che dolci di pasta sfoglia ripieni erano presenti ancor prima del barocco monacale nelle cucine papali del Rinascimento. Una bella storia intrecciata con miti e leggende, non c'è che dire.