Concludendo, nel gennaio 2000, il suo disegno storico della letteratura e della civiltà italiana dal Due al Novecento, nel quale è andato indagando le tracce di una «identità nazionale» prima in formazione, poi in evoluzione verso forme piú mature e moderne, Enrico Malato ha ritenuto di sviluppare alcune riflessioni su un’esperienza giunta, in chiusura del secondo millennio, a un varco tra i piú ardui e rischiosi dell’intero cammino, segnato dalla vicenda di «Tangentopoli». Pochi anni dopo, mentre ci si inoltra nel terzo millennio, egli riprende le fila di quel discorso per chiedersi come l’Italia, che quella drammatica avventura ha tutt’altro che concluso, possa affrontare la nuova sfida di un mondo «globalizzato» in rapidissima e profonda trasformazione, attraverso meccanismi incontrollabili che rischiano di portare a un radicale livellamento planetario. Di qui un’esplorazione in alcuni settori o aspetti della realtà che ci circonda – la politica, la giustizia, la scuola, l’università – per molti versi sorprendente, che mostra una dinamica negativa della quale sfugge a volte la portata devastante, e un’interrogazione sul futuro, che sarà possibile affrontare con prospettive di successo solo se si sarà ben focalizzato il presente, anche nella retrospettiva della storia, e si troverà il coraggio di attuare quelle riforme che la sfida del post-moderno porta all’Europa, all’Occidente, a tutti i paesi del mondo. Una riflessione sull’Italia di oggi e di ieri, e su quale potrà essere domani, con una serie di rilievi sconcertanti, o sconvolgenti.