Se nel Medio Evo l'immagine dominante è quella del dantesco «Orazio satiro», è però nella produzione lirica, soprattutto nelle Odi, che il grande poeta latino raggiunge il culmine della sua arte e l'espressione più piena e matura della sua visione del mondo. Dopo l'irruenza e l'aggressività giovanili degli Epodi e delle Satire, che mettono a nudo la crisi morale della società contemporanea, Orazio continua con più pacata riflessione la ricerca dell'aurea mediocritas (il giusto mezzo), dell'autosufficienza e della moderazione, rifiutando le tentazioni mondane, l'avidità, la volontà di potenza, consapevole delle ansie che accompagnano l'esistenza: il pensiero del tempo che fugge, della vecchiaia e della morte, il sentimento della precarietà della vita, in una varietà di toni e di motivi, frutto di esperienza e di aspirazione alla saggezza che, sola, può dare la felicità. Da qui la necessità dell'angulus, un luogo appartato in cui vivere nascosti, dedicandosi a ciò che veramente vale, in cui cogliere le gioie della vita: il convito e l'amicizia, gli studi, la poesia, la bellezza della campagna, l'amore. Razionalista e materialista, Orazio vede nel patrimonio religioso e mitologico solo simboli e metafore delle forze naturali e del caso, o dei principi etici e civili, totalmente immanenti, in cui egli crede. Il tema religioso pertanto sconfina spesso nel politico ed esprime la sua adesione al programma augusteo: restaurazione dei costumi, moralizzazione della vita pubblica e privata, polemica contro il lusso e l'avidità, esaltazione della potenza e della missione di Roma. La pax e l'otium cui l'individuo aspira finiscono così per coincidere con analoghi valori sociali. Formatosi nella temperie della letteratura neoterica e alessandrina, raffinata e aristocratica, Orazio mette quella lezione tecnica al servizio di una poesia che risulta ancora di estrema modernità, nei contenuti e persino nella forma. La traduzione tenta di restituire al lettore d'oggi questa complessità e ricchezza con l'adozione di un linguaggio vivo e attuale, ma sempre sottoposto al rigore dell'elaborazione letteraria e delle scelte metriche e musicali, senza le quali non c'è poesia, né antica né moderna.