Sud, anni Novanta, un Mezzogiorno imprecisato e opulento di cui Livia e Veronica sono le figlie più brillanti. Amiche da sempre, la differenza di classe non è mai stata un problema fra loro: entrambe provengono da famiglie benestanti, ma Livia è figlia di un muratore che ha fatto fortuna all’estero, Veronica è la figlia del primario, lodata dai professori e corteggiata dai ragazzi. Mentre il corpo di Livia sembra non sbocciare mai, condannato per sempre alla solitudine e alle forme abbozzate di una bambina. O di un maschio. L’estate verticale è quella del 2001, quella degli scontri di Genova, dell’attacco alle Torri Gemelle. Ma per Livia e Veronica è soprattutto l’estate dopo la terza media, in cui Livia inizia a prendere coscienza di sé e del mondo. E la differenza di classe fra lei e Veronica si rivela l’innesco di un cambio di pelle, per entrambe. È lo spartiacque della loro amicizia, che tra alterne riprese si scioglie definitivamente quando Livia, ormai diciottenne, proprio grazie a quel suo corpo né di uomo né di donna, viene scelta da un regista di culto come protagonista di un film. Inizia così una carriera da attrice che la porta sempre più lontano da quell’amicizia, da quel mondo, da se stessa. Sette monologhi, sette voci femminili che, passandosi il testimone, raccontano se stesse e le proprie vite, intrecciate in un’unica grande storia lunga vent’anni, fino a restituirci il ritratto vivido e appassionato di un gruppo di donne che si amano, si detestano, si tradiscono, si perdonano, si ribellano.