Alle città deve associarsi il concetto di comunità, che indica non solo condivisione di valori e di servizi pubblici, ma anche di concreta solidarietà e partecipazione. Al centro degli interessi non più gli alloggi, ma l’uomo. Questo processo di relazionalità mette in luce l’espressione “città dell’uomo a misura d’uomo”. Il riferimento costante all’assetto della città deriva da una ricerca mirata a ritrovare tale dimensione nell’ambito degli strumenti urbanistici generali. I cenni sul contenuto fondamentale della disciplina urbanistica sono brevi, mentre il testo tende a privilegiare gli aspetti umanistici, tenuto conto che la disciplina è gravata da rapidi mutamenti giurisprudenziali pendenti sul territorio e l’ambiente. Le tematiche affrontate raccontano in particolare gli agglomerati urbani costruiti ai margini delle città storiche, oggetto di speculazioni edilizie, carenti dei servizi indispensabili per una civile convivenza comunitaria. La crescita esponenziale della popolazione nelle città dalla fine del XIX secolo ha generato la richiesta di un fabbisogno edilizio tale da comportare uno sviluppo incontrollato di agglomerazioni spesso anche distanti dai centri urbani consolidati e storici, caratterizzandosi per città satelliti, città dormitori, i non luoghi: simbolo di periferia urbana e marginalizzazione umana. Le nuove periferie umane, intese come luoghi di emarginazione sociale, geografica ed economica, rappresentano metaforicamente la condizione umana più diffusa.